lunedì 15 settembre 2014

Il pianto di papa Francesco per la guerra ci fa desiderare di restare umani

La foto del papa mentre prega al cimitero austroungarico di Fogliano è commovente e dovrebbe farci riflettere a lungo e non  cancellarla più dai nostri occhi. Non possiamo non unirci al grido di dolore del papa e in modo particolare quando ha detto:"Trovandomi qui, in questo luogo, trovo da dire soltanto: la guerra è una follia".  "La guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello,l'essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione: volersi sviluppare mediante la distruzione!".

 "Sopra l'ingresso di questo cimitero, aleggia il motto beffardo della guerra: 'A me che importa?'. Tutte queste persone, i cui resti riposano qui, avevano i loro progetti, i loro sogni..., ma le loro vite sono state spezzate. L'umanità ha detto: 'A me che importa?'". "La guerra non guarda in faccia a nessuno: vecchi, bambini, mamme, papà... 'A me che importa?".

Con cuore di figlio, di fratello, di padre, chiedo a tutti voi e per tutti noi la conversione del cuore: passare da quel 'A me che importa?', al pianto. Per tutti i caduti della 'inutile strage', per tutte le vittime della follia della guerra, in ogni tempo. L'umanità ha bisogno di piangere, e questa è l'ora del pianto".

Il papa negli ultimi tempi insiste sulla coscienza del proprio peccato, come strada per incontrare Cristo.Il papa insiste sul fatto che dobbiamo ritrovare il nostro sentimento umano, la nostra consistenza umana, che dobbiamo uscire dai nostri egoismi, ideologismi, dai nostri dibattiti, critiche e ritrovare la strada dell'umano, dell'amore, della Misericordia, della pace. Questa è possibile solo se un uomo si ritrova "mendicante"cioè bisognoso a iniziare dalla propria coscienza di limite. Questa è l'ora di piangere, l'ora in cui il mondo si renda conto che si è smarrito, dall'occidente all'oriente e non è nelle guerre, negli interessi, nei poteri, che si trova la sua felicità. Solo abbracciandosi, riconoscenti bisognosi, si fa la pace. Ci vuole umanità, amore per la vita e sopratutto per se stessi per ritrovare questa umanità. Questa è l'ora del pianto e di elevare al cielo la nostra sofferenza e chiedere perdono a Dio, come può Dio rispondere se non sente il pentimento e la supplica dei suoi figli?
Pubblicato da libera-diritti-riservati

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