L'intervento del patriarca di Baghdad all'ONU
Mons. Lous Raphael I Sako, patriarca caldeo di Baghdad, chiede leggi severe contro il terrorismo, riforma dell’educazione e un’esegesi dei testi sacri che contrasti l’estremismo, ed è la prima volta che il consiglio di Sicurezza dell'ONU dedica un dibattito alla persecuzione dei cristiani e delle altre minoranze.
Gentili signore e signori,
come credo tutti voi sappiate, quest’anno ricorre il centenario dei massacri contro i cristiani del 1915. Oggi, cento anni più tardi, stiamo vivendo una situazione catastrofica in tutto simile a quella, e che ha spinto diverse famiglie ad abbandonare il Paese. Si tratta di una enorme perdita per tutti. In tutta sincerità, la cosiddetta Primavera araba ha avuto un impatto negativo per noi. Se solo avessimo avuto l’opportunità di lavorare in armonia con il mosaico di religioni e gruppi etnici che compongono la nostra regione, avremmo visto prendere forma una forza capace di guidare la regione verso la pace, la stabilità e il progresso.
Da questa tribuna, vorrei portarvi un messaggio ispirato ai valori spirituali e umanitari: la coesistenza secondo un’ottica positiva, basata sulla giustizia e sulla pace secondo lo spirito di amore e amicizia, dovrebbe rimanere uno degli obiettivi prioritari per il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
cristiani perseguitati in Iraq |
Il problema principale consiste nel comprendere i diversi elementi che caratterizzano lo Stato: religione, cittadinanza, individui, comunità, il ruolo della donna e dell’educazione nazionale, affinché si possa convivere all’insegna della pace e del rispetto reciproco.
I gruppi estremisti islamici rifiutano di vivere accanto ai non-musulmani. Li stanno perseguitando e sradicando dalle loro case, stanno cancellando la loro storia (e la loro memoria). Siamo al cospetto di una gravissima crisi ideologica e di un tentativo di monopolizzare il potere, svuotando le istituzioni e restringendo la libertà.
Questa orribile situazione ci porta a stabilire dei principi, basati sul diritto internazionale, volti a prevenire questa catastrofica discriminazione contro gli esseri umani e l’umanità intera.
Al tempo stesso, è importante capire che questi atti terroristici non vanno generalizzati e associati, per esteso, a tutti i musulmani. Difatti vi è una maggioranza silenziosa e pacifica di musulmani che respingono una tale politicizzazione della religione; essi accettano di vivere una vita normale con gli altri, all’interno dello stato civile e seguendo i dettami del diritto. La pace e la stabilità non possono essere raggiunte solo grazie alle azioni militari; da sole, infatti, esse non sono in grado di smantellare questo modo totalizzante di pensare che distrugge esseri umani e pietre, in altre parola la civiltà.
Questo implica che la comunità internazionale - ivi compresa la Lega araba e l’Organizzazione della cooperazione islamica - deve prendere azioni legali decise e misure definitive. Tutto questo può essere raggiunto attraverso risposte di tipo politico, culturale ed educativo. Queste soluzioni devono essere adeguate al fine di proteggere il mosaico nazionale che è formato da ciascun individuo, persona e gruppo, senza distinzioni di natura etnica o religiosa. È loro preciso compito quello di proteggere i diritti di tutti i cittadini e rafforzare le relazioni fra loro.
Particolare attenzione deve essere dedicata anche a una minaccia ancora più grande. A milioni di bambini e di giovani è negato il diritto allo studio e la possibilità di frequentare la scuola. Milioni di rifugiati sono costretti a vivere nei campi profughi, senza le dovute cure e attenzioni. La crescente frustrazione, la disoccupazione e la povertà potrebbero presto favorire lo sviluppo di un’atmosfera caratterizzata da sentimenti di vendetta ed estremismo. Per questo è oggi ancor più necessario prendersi cura di questi rifugiati, fornire risposte concrete ai loro bisogni e alle loro crescenti sofferenze.
Ecco dunque, di seguito, una via pratica e concreta per uscire da questo circolo vizioso.
- Chiedere, passando attraverso le Nazioni Unite, politiche governative basate sull’aggiornamento della Costituzione e delle leggi. Questo dovrebbe permettere una migliore promozione della giustizia, dell’uguaglianza e della dignità di tutti, in quanto cittadini, senza discriminare un gruppo a vantaggio di un altro. È indispensabile che i nostri Paesi possano usufruire di governi civili, in cui viene garantita l’uguaglianza fra tutti i cittadini. Questi governi sono responsabili della protezione di tutti gli individui e devono preservare i diritti legittimi di tutti i loro cittadini.
- Incoraggiare i leader religiosi ad adottare un tono moderato nei discorsi, che rafforzi il senso di cittadinanza fra gli individui. Essi devono adottare una cultura dell’appartenenza ai loro Paesi e non solo alle loro confessioni religiose o tribù. Un elemento necessario è la riforma dei programmi educativi, che possano favorire i principi del rispetto fra cittadini e la promozione della tolleranza e della comunicazione. Questo porterebbe a una condanna netta delle divisioni, dell’odio e dello spirito di vendetta. E tutto questo servirebbe anche a proteggere le generazioni future dalle conseguenze dell’estremismo, della violenza e del terrorismo. Per raggiungere questo obiettivo, le gerarchie religiose devono presentare una adeguata esegesi dei testi religiosi, secondo il principio della “tolleranza zero” nell’estrapolare i testi religiosi dai loro contesti.
- Approvare una legge che punisca nazioni e singoli individui che sostengono gruppi terroristi a livello finanziario, intellettuale o con le armi; renderli perseguibili e considerare i loro gesti come crimini contro la pace sociale.
- Promuovere lo sviluppo delle organizzazioni per i diritti umani e della società civile. Queste organizzazioni dovrebbero essere sostenute di modo che essere non abbiano solo un ruolo consultivo, ma anche attivo e su due diversi piani: regionale e internazionale.
Vi ringrazio e vi rivolto i miei migliori auguri per la vostra missione umanitaria.
* Patriarca di Babilonia dei Caldei e presidente della Conferenza episcopale irakena.
fonte Asia news
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